Tadaaaah. Ho un nuovo cappello.
Me lo ha regalato Sigrid a Hyllestedt Skovgaard. Ho dimenticato il mio vecchio berretto a Nørager e gli ultimi tre giorni mi sono riparato dal sole con una maglia annodata sulla testa. Sigrid mi ha portato tre cappelli fra cui scegliere: un berretto rosso con la visiera e la scritta Ferrari in giallo, un secondo berretto uguale ma di colore nero e il mio nuovo cappello che ho scelto, bianco, anzi, chiaro. Chiaro e per la verità, facilmente insozzabile, ma come ho detto a Sigrid: "this is my stile", sobrio e blando.
Qui in Danimarca è facile comunicare, tutti parlano inglese ed io riesco a farmi capire anche con il mio inglese scalcinato. "Can I speack English? Of course we can" queste sono le prime battute quando entro in un cortile per chiedere un po' di acqua per Toni e AuroraAlba o un posto per la notte.
Sigrid e Peter hanno due figlie, Thyra e Sif, rispettivamente 8 e 5 anni, capiscono e parlano danese e inglese e anche un po' il francese per via delle origini canadesi del nonno materno. La mia famiglia non è multinazionale così mi è stato trasmesso solo l'italiano, e negli anni in cui ho frequentato la scuola dell'obbligo, il ministero dell'istruzione aveva in serbo buone persone volenterose che insegnavano la cultura, però, specialmente nella scuola media del piccolo paese in cui sono cresciuto, l'insegnante di inglese era molto originale ma poco preparata. Così l'inglese che mastico oggi l'ho imparato strada facendo da quando ho cominciato a mettere i piedi oltre confine.
In una cucina, a Mols, ci ritroviamo a cena con Christine, il suo compagno Simo e due cantanti/attrici, Mykalle del Quebec e Nini, danese. Simo è un uomo di 41 anni di origini marocchine. I suoi genitori sono emigrati in Europa dove lui ha vissuto la maggior parte della sua vita, 35 anni in Belgio, in una cittadina provinciale del sud, e 3 anni in Danimarca, alternando a questi 2 periodi una breve permanenza nel suo adorato "Morocco". Simo denuncia apertamente lo stile di vita dell'Europa che lui conosce, uno stile di vita che non gli piace, incline al capitalismo. Denuncia la mancanza di un reale scambio di sentimenti e di emozioni fra gli autoctoni e quelli che come lui sono originari di altri paesi. È stanco, dice, a 41 anni, di sentirsi ancora diverso, sentire su di se gli sguardi della gente che non è capace di riconoscerlo per quello che è, un uomo, ma di dover continuare a giustificare la sua presenza, nell'Europa odierna, a causa della sua apparenza, seppure conforme. "The problem is the education, the danish are racists". Sono parole forti quelle che Simo mette sulla tavola.
Educazione, intesa come istruzione, che fa acqua penso io, intolleranza verso chi è diverso...
Quale importanza abbia l'istruzione per il progresso civile della società umana lo sappiamo tutti, ma siamo sicuri che i metodi con cui divulghiamo l'istruzione siano giusti? Io non sono un uomo che ha avuto un buon rapporto con la scuola, non sono riuscito nemmeno a conseguire il diploma delle scuole superiori. Svolgendo il servizio militare come volontario ho conseguito un attestato di studi che non so nemmeno se equivale al diploma, non mi ha mai interessato veramente e oggi è parte di un passato che si è allontanato da me scavando più di un fossato fra di esso e il mio presente. Ma la testimonianza di Simo è forte, con essa lui denuncia l'Europa e i suoi abitanti ed anch'io mi sento sotto accusa. Io che oggi cammino con Helena Toni e AuroraAlba attraverso la stessa Europa. E mi domando perché è così fragile la relazione fra gli esseri umani, dopotutto in Europa l'istruzione è garantita a tutti, ma allora perché non riusciamo ad oltrepassare certi limiti?
Nel gennaio di quest'anno sono rientrato in Italia volando da Göteborg, perché dovevo rinnovare il passaporto.
Sono rimasto solo 3 settimane e poi sono ritornato volando in Svezia, per prepararmi al cammino in cui siamo ora impegnati.
Bastano queste ultime righe per aprire una riflessione sulla curva evolutiva dell'uomo, ma se cominciassi a scrivere di questo rischierei di intrigarmi in una retorica paradossale. Comunque mi permetto una piccola parentesi, se scrivo che un uomo cammina dall'Italia alla Svezia questo appare quasi impossibile o comunque strano, al contrario, se scrivo che un uomo vola dall'Italia alla Svezia questo appare del tutto normale, anche se sappiamo bene tutti che l'uomo non è capace al volo.
Helena, nelle ultime notti di questi giorni ha sognato più volte di volare, ma volare per davvero, con il suo corpo che si solleva da terra e comincia a volteggiare nell'aria. Penso che solo in sogno è possibile farlo.
Ma torniamo all'istruzione, a gennaio, come ho detto, sono rientrato in Italia, e una sera mi sono ritrovato nella cucina di Albiano Magra, con Giovanni e Samuele. Samuele stava studiando un capitolo della storia d'Inghilterra. (In gennaio Samuele frequentava la seconda classe delle scuole medie). Il riassunto di un periodo in cui la dinastia reggente ha visto alternarsi al potere fratelli e sorelle con idee politiche e religiose opposte. Un'alternanza al potere con conseguenze tragiche. Una parentesi storica fatta di combattimenti oppressione decapitazioni e impiccagioni dei rispettivi oppositori, sia politici che religiosi. Chi saliva al potere in sostanza, faceva strage di tutti quelli che non la pensavano come lui, con tanto di decapitazioni pubbliche. Ne più ne meno di quanto succede oggi, non in Inghilterra, ma neanche tanto lontano. Solo che oggi il racconto storico si è affinato con l'utilizzo del video e così ci sono arrivate direttamente in casa le immagini delle decapitazioni effettuate dai combattenti dello stato islamico. Vedere una decapitazione in video rende l'esperienza tangibile e fa più male delle parole scritte. Tuttavia dai libri di storia impariamo fin da piccoli, con metodo e senza nessun impatto emotivo, di guerre ed uccisioni. Ed è proprio attraverso la storia tramandata da generazione a generazione che acquisiamo quei modelli che fondano le culture, sono modelli che consolidano le abitudini perché sono modelli ripetibili.
Questo mi da da pensare.......
Penso che fino alla fine degli anni '60 e gli inizi degli anni '70, qui in Danimarca, essere omosessuale era proibito e chi veniva allo scoperto finiva in galera, penso che fino al 1946 in Italia le donne non avevano diritto al voto, penso che fino a pochi decenni prima le donne non avevano, se non in casi eccezionali, una voce pubblica, penso ai Paesi e le culture dove ancora oggi la donna è considerata al pari di una sottospecie.... penso che l'istruzione ci ha aiutato a fare buoni passi in avanti ma penso anche che la storia che per generazioni ci è stata tramandata e sulla quale si fondano le nostre culture e le religioni, è una storia parziale, una storia a cui manca, ad essere buoni, almeno il 50% di voce e di verità, una storia raccontata solo dagli uomini, da pochi uomini. E così io penso che non è un caso se la storia racconta soprattutto di conflitti conquiste e uccisioni dopotutto ancora oggi, fra tanti uomini, succede che la cosa più importante è chi ce l'ha più grosso.
Ma attenzione! (e per questo mi scuso anticipatamente) Non prendete per vero quello che scrivo, io non ho studiato abbastanza per parlare delle cose vere quindi vi suggerisco di approfondire le vostre conoscenze prima di reagire a queste righe o trarre conclusioni.
Volevo solo fare omaggio al mio nuovo cappello e ho divagato.
Oggi lo indosso, anche se sulla mia strada il vento soffia e soffia e me lo fa volare via. Lo raccolgo sulla strada e me lo schiaccio bene sulla testa, ma il vento ritorna a mani basse e all'improvviso lo smanaccia e lo fa volare un po' più in la. È un ingaggio giocoso che si mette in moto e per un po' ci sto, ma non sono qui per giocare, sono qui per camminare e così dopo un paio di folate mi ficco in tasca il mio buon cappello e proseguo.
Educazione, istruzione, abitudini, cultura, cucite insieme da un filo rosso diventano un buon cappello, sono parole che definiscono fondamentale sustanza. Fondamenti di un processo che ci permette di interagire socialmente nel mondo.
Oggi, mentre cammino insieme a Helena, Toni e AuroraAlba attraverso l'Europa, potrei essere catalogato come un anticonformista, ma quel suffisso anti a me non piace e così preferisco considerare piuttosto l'eccezione, anche se mi sta scomoda, perché è la solita eccezione che conferma la regola, pur offrendo uno spiraglio possibile per l'ispirazione. Oggi penso che tante delle abitudini che abbiamo acquisito, non sono buone, quelle stesse abitudini che sono i mattoni della cultura, quelle stesse abitudini che formiamo con i nostri metodi di insegnamento e di studio. Quelle stesse abitudini a cui ogni buon individuo ben educato si conforma accettandone anche la criticità.
Oggi, anche se il cielo è nuvoloso e il sole non brucia, io mi metto sulla testa il mio nuovo cappello chiaro, sobrio e blando che Sigrid mi ha regalato, perché oggi non c'è vento a soffiarlo via.